Behind the Lines of The Volcano
.. a Lounge Area in Blues
Raccontare il dietro le quinte di un festival non è facile, soprattutto per chi sul palco ci deve salire più volte, anche se solo per presentare e introdurre i musicisti, cercando, in un sintetico intervento, di trasmetterne tutta la valenza artistica.
Di tempo per respirare a pieni polmoni cosa accade dietro le quinte ce n’è davvero poco.
Dell’Etna in Blues comunque non posso che serbare uno splendido ricordo. Innanzitutto perché è stato per me un grande onore venire chiamato a presentarlo, un implicito riconoscimento al mio impegno radiofonico e giornalistico per la musica, davvero una gratificazione. Ho sempre cercato di trasmettere il mio entusiasmo per i bei suoni, cercando di raccontarli davanti ad un microfono o scrivendo.
Quindi, in questo caso, condividere la passione ed il fervore per il blues che ho subito percepito nel patron della manifestazione, Corrado Zappalà e nel suo fido consigliere artistico Gianni Di Carlo, è stato un richiamo che mi ha fatto rotolare immediatamente verso sud, verso la meravigliosa Sicilia che ho avuto modo di visitare in più occasioni e che mi è subito entrata nel cuore.
L’ottima accoglienza, la simpatia, la disponibilità e la professionalità di tutti coloro che in qualche modo hanno lavorato alla buona riuscita del Festival, sono stati il passepartout per spalancare all’Etna Blues Festival le porte del successo. Infatti la positiva atmosfera ha contagiato chiunque subito.
Indimenticabile il pomeriggio del 14 luglio, quando, arrivato insieme ai musicisti per il soundcheck, ci hanno fatto accomodare in confortevoli gazebo addirittura con l’aria condizionata; sui tavolini c’erano bibite ghiacciate e soprattutto ottimi prodotti locali da assaggiare. Tanto per essere certi che la Sicilia resti così impressa nella mente di tutti noi.
La gentilezza di tutti coloro che erano dietro il palco e sul palco, ha contagiato tutti, in particolare i musicisti, che di conseguenza sono sempre stati sereni e disponibili,cosa che, assicuro, non è per nulla scontata, anzi. Insomma problemi e nervosismi, posso testimoniare, si sono fermati molto distanti da Mascalucia.
Al di là della bravura assoluta di tutti i protagonisti, voglio ricordare la rilassatezza e la tranquillità prima di salire sul palco di Albert Cummings, quasi in contrasto con l’energia muscolare che la sua musica esprimeva, davvero da farlo considerare come uno dei massimi continuatori dello stile elettrico di Stevie Ray Vaughan;
Neal Black invece era molto silenzioso e riservato, fuggito alla chetichella appena conclusa la sua torrida performance: aveva un aereo all’alba, incubo condiviso quotidianamente dal povero Carmelo, perfetto autista ufficiale della manifestazione che ha scorrazzato tutti, proprio tutti noi, avanti e indietro.
La sciantosa Louisiana Mojo Queen accompagnata dagli ottimi musicisti della Morblus Band, dal Veneto con furore, mi ha dato l’impressione che qualche cosa d’italiano capisse, ma si è guardata bene dal farlo percepire a chiunque. Grande interprete, come molte vocalist di area blues e r&b, si è inizialmente affermata nel gospel. Dinamica, a tratti ipnotica, combina ardore e veracità. Spettacolare quando, prima dell’ennesimo bis, con le scarpe ancora in mano (sul palco era subito scesa dai tacchi) sulla scaletta si è rivolta a Corrado Zappalà e Gianni Di Carlo chiedendo loro se si erano divertiti col suo show. L’agilità poi manifestata a cena dalla Regina attorno al carrello dei dolci, ha pienamente giustificato la necessità di prendere posto sul bus, davanti, sull’unica poltrona singola disponibile. Mai e poi mai avrebbe potuto condividere un sedile doppio con qualcuno. Artista davvero di stazza.
Che Charlie Musselwhite fosse “un gran tipo” lo dicono i suoi fans. Effettivamente è un amabilissimo gentleman, ha uno sguardo profondo, un po’ malinconico e davvero nei suoi occhi si specchia la storia del blues. Marcato a vista e seguito con affetto e devozione dalla moglie Enrietta, Charles ha rappresentato e testimoniato all’Etna in Blues la storia di questa nobile musica, interpretando con le sue armoniche tutti i colori del blues.
Strepitose tutte le formazioni locali che hanno onorato la selezione di Blues on the Road, vetrina privilegiata del meglio prodotto dal blues isolano. A suggello di garanzia di quanto si può crescere facendo blues, senza bisogno di essere nati in Louisiana, aver raccolto cotone ed essersi immersi almeno tre volte al giorno nel Mississippi, resta la generosa performance del chitarrista agrigentino Gai Bennici nell’ultima sera del Festival.
Last but not least, voglio assolutamente ringraziare il pubblico che con la sua partecipazione e gli applausi dalle gradinate dell'anfiteatro è stato il motore del Festival, così come tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte con professionalità e passione. Da tutti ho ricevuto testimonianze di amicizia e cordialità: c’è stato chi mi è venuto a cercare per ricordare le mie trasmissioni a RadioRai.
Resta l’abbraccio del nuovo amico Enzo Stroscio (Globus Magazine), richiamato dal mio ricordo dell’indimenticabile amico comune Ernesto De Pascale, e l’abbraccio del “vecchio” amico Toni Carbone, oggi ottimo fonico e sempre grande bassista, che ricordo dai tempi degli “Speciali di Master” che realizzai su Radio Uno nel 1985 per seguire il fenomeno allora emergente del nuovo rock italiano di cui i Denovo sono stati una pietra miliare.
Marco Basso (x Globus Magazine #9)
Marco Basso, critico musicale torinese, classe '58, conduttore radiofonico, è felice di fare nella vita le cose che ama, come occuparsi di musica e di arti figurative. Docente di Storia dell’Arte, parla e scrive di musica jazz, rock e blues. Ha animato sin dal 1976 la programmazione radiofonica privata torinese, giungendo alla Rai nel 1983, dopo aver vinto un concorso nazionale. In Rai ha curato diverse edizioni di Stereodrome, Planet Rock, Rai Stereonotte fino al ´97. Dal 1981 collabora come esperto e critico musicale con La Stampa, diversi quotidiani, riviste e con la casa editrice UTET. Ideatore e coordinatore con Nicola Campogrande di "Le Chiavi Della Musica" (progetto di divulgazione musicale rivolto agli studenti delle superiori avviato nel 1996, per il quale scrive il volume "Orecchie: istruzioni per l´uso"). Nel 2004 diventa consulente della programmazione di Radio Atrium sul web, per conto della Fondazione Atrium-Città di Torino: durante il periodo dell’Olimpiade Invernale Torino 2006, ha animato l´etere con programmi trasmessi su una ventina di emittenti FM in tutta Italia. Ha condotto e presentato in diretta in Radio due edizioni del Pistoia Blues Festival e due edizioni di Montreux Jazz Festival. Attualmente conduttore radiofonico del programma “Corde, Tastiere e Pelli " presso Radio Gru InTo The Gruve di Torino. Una bella esperienza alla conduzione dell'Etna inBLues 2011 di Mascalucia (CT).